giovedì 26 aprile 2012

Ricominciare a scrivere

Lo si dice per tante cose: "è come andare in bicicletta". Lasciando stare la discriminazione ai danni di chi non ha mai imparato ad andarci, sì, tornare a scrivere è stato un po' come ritrovare un'abitudine riavvicinata con cautela, col timore di scoprire che non lo si fa più facilmente come sembra di ricordare; che la sospensione autoimposta possa aver cancellato alcuni piccoli, ma determinanti, meccanismi; che lo slancio precedente potesse aver oscurato la scarsa qualità dei risultati e, quindi, adesso, riprendendo penna e calamaio, possa valer la pena di fare una piccola revisione dello stile, del linguaggio, delle idee.
Ho riletto alcune mia cose precedenti. Ne sono uscito con genuino stupore: scrivevo così? Ho davvero prodotto io quelle frasi, quelle atmosfere? Pur ricordando tutto della genesi di quelle commedie, di quelle scene, di quelle battute, del dilemma tra i diversi modi possibili di scrivere una certa frase perché rendesse un certo effetto, pur ricordando dov'ero, cosa mi si agitava intorno...
Beh, ho scritto cose bellissime, ardite, spudorate ed altissime.
Non ho vinto concorsi; quelli cui ho partecipato si sono conclusi con giudizi a volte pesanti, segno, forse, che le mie commedie sono belle solo per me, oppure che semplicemente non sono adatte a partecipare ai "Concorsi". Ed in effetti ci sarebbe da domandarsi cosa significhi partecipare ad un concorso, od operare una selezione. La resa sulla scena quasi sempre ha spazzato via le valutazioni negative, ma il dubbio restava: è buon materiale? "Parla" al lettore? Rende l'idea che avevo al momento della stesura? In conclusione: è piacevole, fa venir voglia di portarlo in scena o la fa passare?
Ultimamente, in curiosa contemporanea, due diversi e distanti gruppi hanno intrapreso la messa in scena di due miei lavori: "Il senso della realtà" e "Sempre con me", due commedie molto diverse tra di loro, per tema, sviluppo, genesi, struttura, maturità (termine pomposo) di scrittura; sono stato avvisato ed invitato a vederle. Mi sono sentito gratificato e fortemente motivato: forse riprendere a scrivere non è del tutto inutile, forse non rimarrà non letto, forse non sarà tempo e fatica (tanta) sprecati.
Così ho ripreso. Al contrario di come avevo imparato a fare, stavolta ho lasciato andare la penna; le scene si sono susseguite una all'altra costruendo il confronto dei personaggi, la situazione, la trama, la storia, qualcosa, insomma, ne è uscito fuori.
Ora siamo alla prima limatura del grezzo, poi, dopo tre/quattro settimane di riposo, lo riprenderò in mano per rivederlo criticamente con l'obiettivo di buttarne o cambiarne almeno il 30%. Come facevo prima. Come farò d'ora in poi.
Almeno, spero.